DANZA MODERNA

La definizione Danza Moderna nasce nel XXº secolo per indicare un nuovo concetto di danza, un modo libero di interpretarla: l’aggettivo moderna è usato in opposizione a classica , che sta ad identificare invece una danza legata al rispetto di regole e canoni formali. Non bisogna però pensare che la danza moderna non avesse, e non abbia, legami con la danza accademica: la ribellione dei suoi fondatori nasce dall’imposizione delle regole in questa direzione.

La danza moderna è un’ evoluzione stilistica e culturale verso forme libere di rappresentazione, affermatasi grazie ad avanguardie artistiche che possedevano due caratteristiche fondamentali: la preparazione tecnica e il volontà di sfidare il sistema: furono l’americana Isadora Duncan e il russo Serge de Diaghilev che dettero il via a questa ribellione, nonostante le difficoltà ad abbattere i rigidi principi-base della tradizione accademica; tra tutti i continenti, l’Europa fu quello che si dimostrò più pronto e più sensibile a cogliere i fermenti dei nuovi movimenti artistici. Per circa due secoli, in special modo con l’avvento del Barocco, la danza è stata “vittima” del rigore stilistico, delle regole, delle codifiche, delle rigide nozioni accademiche sulle posizioni di testa, piedi e corpo e dell’ossessione per la perfezione tecnica, a forte scapito dell’espressività. Ovviamente ciò che ha prodotto la danza classica resta qualcosa di importante e di eccezionale, ma a partire dal XXºsecolo ad essa si affianca la nuova scuola della danza Moderna, con le sue innovazioni e i suoi nuovi artisti. Questo tipo di “rivoluzione” era già stata avvertita prima del 1900: il primo “eretico” della danza classica era stato J. George Noverre, nella metà del 1700; egli, che fu il teorico del “ballet d’action” negando quella che lui stesso definì “danza accademica”, ovvero il puro tecnicismo, affermava la necessità che danza e teatro si fondessero insieme, aspirazione che avrebbe trovato la sua compiuta realizzazione soltanto nel XXº secolo. Solo la danza moderna, nella ricerca di fusione con il teatro, nell’aspirazione ad essere una danza fatta di espressione e emozione, legata agli eventi della vita e non alle favole romantiche, nella sua concezione diversa del movimento, lontano dalla simmetria imposto dall’accademismo, poté essere la risposta pratica a ciò che Noverre aveva teorizzato secoli prima. È indispensabile, parlando di danza moderna, fare una netta distinzione tra due termini che troppo spesso vengono confusi tra loro: “balletto moderno” e “danza moderna”. Con il primo termine si intende la corrente riformatrice del balletto accademico fondata dall’impresario russo Sergeh Diaghilev. I personaggi-simbolo di questo movimento coreografico sono stati Fokine, Nijinskij e Massine, e dello stesso spirito innovatore sono stati Serge Lifar e George Balanchine. Per capire la filosofia del balletto moderno è particolarmente esplicativa la lettera inviata da Fokine al “Times”, che viene indicata come il manifesto estetico del balletto moderno:

  1. “Il primo principio su cui si basa il nuovo balletto è di non adottare combinazioni di passi di danza già esistenti e noti, ma di creare in ciascun caso una forma nuova che corrisponda all’argomento; la forma che esprima nel miglior modo possibile il periodo e il carattere del popolo di cui si tratta”.
  2. “La seconda norma è che la danza e la mimica non hanno nessun significato in un balletto se non servono ad esprimere l’azione drammatica e non devono essere usate come per un semplice divertissment o per offrire una piacevole diversione, senza alcun rapporto con lo schema dell’intero balletto”.
  3. “Il terzo principio del nuovo balletto consiste nell’ammettere l’uso del gesto convenzionale soltanto dove lo richiede lo stile del balletto mentre in tutti gli altri casi ci si deve sforzare di sostituire i gesti delle mani con la mimica di tutto il corpo. L’uomo può e deve essere espressivo dalla testa ai piedi”.
  4. “Il quarto principio è quello dell’espressività della danza di gruppo e di insieme. Nel balletto di un tempo i danzatori si disponevano in gruppo solo a fini ornamentali e il maestro di ballo non badava, nelle danze di gruppo o di insieme, all’espressione di un sentimento”.
  5. “Il nuovo balletto, invece, sviluppando il principio dell’espressività, passa dall’espressività del volto a quella di tutto il corpo e da quella di un singolo all’espressività di un gruppo di corpi e di una complessa danza d’insieme”.
  6. “Il quinto principio è l’alleanza della danza con le altre arti.”

Ciò che ricorre nel nuovo balletto è la libertà: la libertà dei danzatori, dei musicisti, dei coreografi, degli scenografi. Nessuna componente va considerata dipendente dall’altra, ma ciascun elemento deve considerarsi paritario agli altri: solo in questo modo si potrà realizzare la vera fusione tra le arti, ispirandosi al principio dell’espressione, senza vincoli, della creatività. Dopo la parentesi di statico accademismo animato da un artificioso spiritualismo dualistico di origine cattolica, agli inizi del nostro secolo prende il via quella corrente di danza che va sotto il nome di “danza moderna”, e che non è, come il balletto russo d’avanguardia, soltanto una riforma, ma assume il senso di una vera e propria rivoluzione. Nel tentativo di ricomporre il significato originario della danza come modo di espressione concreto, indissolubilmente legato alla reale esperienza umana, questo movimento è volto verso la ricerca di nuovi moduli espressivi che prescindessero completamente dagli schemi imposti dalla lunga tradizione del balletto classico. L’obiettivo era un tipo di movimento espressivo che annullasse ogni artificiosa scissione tra esteriorità e interiorità, tra forma e contenuto. Isadora Duncan, Ruth Sto Denis, Martha Graham, Doris Humprey, Mary Wigman sono le avanguardie femminili della danza del Novecento. Esse proclamarono apertamente la loro indipendenza dal conformismo sia come artiste sia come donne, rivendicando la potenza del movimento espressivo senza prescindere mai dalla concezione anti-dualistica dell’individuo come totalità, e cercando i temi per le loro danze non in un’evasione dall’esperienza concreta dell’uomo contemporaneo, bensì, viceversa, sviscerandone la problematicità, mettendone in rilievo la drammatica realtà psicologica e sociale. Le teorie e le idee di Isadora Duncan contribuirono in maniera decisiva a frantumare le regole che ormai imbavagliavano la Danza. Ecco i suoi principi fondamentali:

  1. Ballare a piedi nudi.
  2. Liberare il corpo dal tutù.
  3. Danzare senza uno schema precostituito.
  4. Trovare la fonte dell’ispirazione dentro se stessi e non nelle fredde nozioni dei maestri.
  5. Inventare moduli espressivi direttamente sulla scena e non negli esercizi alla sbarra.

La danza moderna rifiuta l’utilizzo innaturale del corpo, le cinque posizioni dei piedi e delle braccia e l’uso delle scarpette da punta. Si valorizzano invece il gesto e il movimento che esprimano la personalità del danzatore a partire dalla naturalità.

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